Trasformiamo le emozioni distruttive in costruttive
Risentimento e rancore sono dinamiche psicologiche che producono il fallimento personale e un desolante senso di vuoto; essi sono incompatibili con un progetto creativo di crescita, di evoluzione verso una meta elevata (param gati), perché a questo scopo ciascuno di noi dovrebbe sentirsi il protagonista, non lo spettatore passivo. E’ necessario definire bene ogni nostro obiettivo e non lasciarsi scoraggiare dalle circostanze o comportamento altrui.
Abbandoniamo ogni pretesa, perché in realtà nessuno ci deve niente, laddove siamo noi a dover perseguire i propri scopi; in ultima analisi, siamo noi responsabili della nostra felicità o della nostra sofferenza. Quando si crede che gli altri ci debbano eterna gratitudine, infinita stima o continuo riconoscimento, il nostro falso ego è talmente inflazionato da risentirsi immediatamente se questi “debiti” non vengono pagati. Ogni aspettativa non realizzata induce al medesimo risentimento nei confronti della vita stessa.
Per liberarsi da rancore e risentimenti sono fondamentali la preghiera, la meditazione e il contatto con il Divino. Favorire il processo della sublimazione è indispensabile per risollevare la coscienza e iniziare una vita nuova, mentre se non si perdona, si rimane inevitabilmente incatenati all’evento del tradimento e al nostro carnefice. Finché ci nutriamo di risentimenti e rancore sarà impossibile immaginarci come individui fiduciosi nelle nostre forze, autonomi, capaci di prendere decisioni, timonieri del nostro destino.
Chi dà fiducia riceve fiducia e questo genera riconoscenza, gioia e armonia. L’egoismo, al contrario, produce un deserto relazionale. Come afferma il sociologo americano Micheal G. Zey: “Il futuro è un atto di volontà e d’amore”.
Marco Ferrini